A cinquant’anni dai primi esperimenti di arte concettuale, in ambito contemporaneo non si placa la diatriba tra chi considera di primaria importanza il pensiero che sottostà a un’opera, il suo concetto, e coloro che, al contrario, più legati a una tradizione artistica secolare, o addirittura millenaria, sostengono che nell’atto della creazione ex-nihilo dell’opera attraverso la manipolazione della materia continui a risiedere il fondamento per giudicarne il valore artistico. Con questa sezione intendiamo prendere una chiara posizione nel dibattito, seppur non così radicale quanto potrebbe apparire dal titolo. L’arte contemporanea vive di eccessi e, spesso, l’eccesso concettuale è risultato in un esaltazione dell’incomprensibilità, dell’ermetismo e, ancor peggio, dell’elitarismo. Siamo consci, tuttavia, dei rischi legati all’eccesso opposto e di quanto sia spiacevole ritrovarsi faccia a faccia con opere tanto perfette visivamente quanto vuote nei contenuti. Per questo motivo abbiamo deciso di dar vita un focus sulla scultura contemporanea, dedicandolo a un giovane artista che crea con le mani le proprie opere, ma lo fa a partire da un concetto forte e incredibilmente attuale: quello dell’utilizzo di materiali di recupero, lignei o ossei. Giovanni Longo è il perfetto rappresentate di una nuova generazione di artisti che hanno metabolizzato la lezione concettuale – come testimonia la compresenza delle opere scultoree in legno insieme alla video-installazione “Zaleuco’s CAPTCHA” –, concretizzandola in un’idea di arte intesa come “téchne”, come “saper fare”, che affonda le sue radici nelle origini elleniche della nostra cultura e che, quindi, si addice perfettamente a una Biennale denominata “Magna Grecia”.
Andrea Rodi
Catalogo Biennale Magna Grecia / 2013