Interview by Andrea Guastella / Progetto (s)cultura, Artslife (Italian language).

La fragilità – presente nella materia, nelle composizioni, nei metodi – è uno dei fili conduttori della scultura di Giovanni Longo. Ne parliamo in questa XXXIII puntata di Progetto(s)cultura.
Andrea Guastella: Sei nato a Locri, antica città greca in Calabria tra le montagne e il mare: un luogo sospeso tra lo splendore della natura e l’ombra lunga della storia. Ti senti legato alla tua terra d’origine?
Giovanni Longo: Ogni volta il mio racconto inizia dalla Calabria, non penso sia una semplice questione di origine geografica o del materiale utilizzato, credo sia più un esempio metodologico comune a molti artisti, come la Cina per Zhang Huan o la Nigeria coloniale per Yinka Shonibare. Per me resta una questione di identità, un luogo a suo modo esotico al quale fare ritorno senza necessità che sia esaltato o demonizzato forzatamente.
Tuo padre lasciò il suo lavoro di ferroviere per dedicarsi alla ceramica. Immagino che un simile esempio ti abbia influenzato. Quando hai capito che ti interessava l’arte?
Io ricordo la stanza che mio padre aveva adibito a studio. Gli scaffali pieni di stampi in gesso, i panetti di argilla, le stecche e le mirette, le armature lignee, i tavoli per il colaggio. Ricordo queste sculture coperte dagli stracci umidi per evitare che seccassero. Lui che, di tanto in tanto, le svelava e io scorgevo una testa, una mano, una pinna. Facile comprendere che tutto questo, ai miei occhi di bambino, risultò particolarmente ammaliante.
Parliamo un poco del tuo percorso formativo, dal Liceo all’Accademia. Chi sono stati i tuoi maestri di scultura?
Come detto il ruolo di mio padre fu tra i probabili attivatori. Poi devo dire che per indole io non sono mai stato un amante del concetto di “maestro”. Questo non per supponenza ma perché quando vivi una realtà periferica tutto diventa necessario pretesto di apprendimento, racimolando informazioni dalle persone più improbabili e disparate. E così puoi assorbire dal docente come dal collaboratore scolastico, dai tuoi amici come dalle tue relazioni d’amore, dai tuoi genitori come da sconosciuti incontrati casualmente. Al centro di una ricerca artistica c’è quella capacità di analizzare i dati, di farli tuoi. Aldilà delle tecniche, nei miei “maestri” ho ricercato soprattutto un metodo.
