Giovanni Longo è un giovane artista calabrese, vive a Locri in provincia di Reggio Calabria e a Reggio ha iniziato la sua formazione presso l’Accademia delle Belle Arti.

Ma la sua maturazione è un continuum, workshop lo hanno portato a girare l’Italia e il mondo. Come le sue opere che sono state esposte in numerosi musei: da Genova a Lecce e Milano passando per New York e Londra. molteplici i riconoscimenti, ultimo in ordine di tempo il Premio “Elmo” assegnatogli a Rizziconi; tante altre attestazioni che rivelano la sua bravura sono innumerevoli: vincitore di “”Art is clear – as clouds are” contest di Brescia, secondo classificato al Premio Ugo Guidi 2012, Montignoso, Massa-Carrara, selezionato Premio Arte Mondadori 2012, scultura, Milano, per citarne alcuni.

Giuseppe Bova: Giovanni, mi hanno interessato particolarmente due concetti che tu stesso annoti riguardo ai tuoi lavori, sotto il profilo sociologico più che squisitamente artistico, e da questi vorrei partire: “precarietà contemporanea” e “semplificare ciò che oggi si complica senza ragione”. Nel periodo storico che stiamo vivendo, trovi possibile che semplificare sia utile a “risolvere” la precarietà, soprattutto in Calabria”?
Giovanni Longo: Semplificare in arte è, in larga parte, la via da seguire e credo che anche una società potrebbe prendere spunto da questo metodo. I bambini, per loro natura, hanno la bellissima capacità di disegnare la struttura delle cose, ecco in Calabria partirei da lì.

GB: I tuoi Fragile Skeletons, realizzati con legni recuperati sulle spiagge, sono un legame imprescindibile con il luogo dove sei nato e vissuto. Il fatto di poterli esportare nel mondo manifesta un desiderio anche di svelare la tua appartenenza?
GL: Inevitabilmente il mio luogo di provenienza è la matrice di una parte della mia identità artistica, aver realizzato un progetto che coniuga le mie origini con concetti e soluzioni, anche dal respiro internazionale, è il massimo di quello che potessi sperare. Certo la Calabria non è il mondo e non può nemmeno esserlo; spero che, ovunque si svolga, il mio lavoro possa sempre differenziarsi rispetto alla ricerca di un’artista americano o asiatico, magari anche grazie al mio background.

GB: Tra le numerosissime mostre a cui hai partecipato, in Italia e all’estero, quali sono quelle dove hai potuto riscontrare un maggiore raffronto che ti ha portato successivamente a stimoli artistici importanti?
GL: Sul piano umano un’esperienza importante è stato il workshop a Shanghai. Il quartiere artistico M50, dove si svolgeva, era un agglomerato di spazi, studi, idee, ed esperienze sull’arte contemporanea. Poi la metropoli fa il resto, con tutte le sue enormi contraddizioni, passato e contemporaneo, povertà e ricchezza, locale e globale, tutti nello stesso contesto. Sono sensazioni che ti restano addosso e che inducono a riflettere anche sul nostro ruolo, a tratti insignificante, all’interno della comunità. Per questo oggi ritengo importante incamerare impulsi positivi anche nelle cose semplici, può sembrare strano ma persino la banalità, talvolta, può essere stimolante.

GB: Oltre alla scultura, sperimenti disegno video e fotografia. Pensi che la contaminazione tra i diversi generi possa essere un punto di arrivo?
GL: Probabilmente no. Sono strumenti utili a ottenere risultati differenti che più facilmente viaggiano in compartimenti stagni. Certo non escludo progetti dove sia prevista la coesistenza di diversi mezzi ma, anche in virtù delle mie passate esperienze, non lo vedo come l’esito finale della mia ricerca, può essere più facilmente un passaggio.

GB: Dicci qual è l’opera che è più legata a te e al territorio in cui vivi.
GL: Quella che farò domani.

Fonte: http://www.yescalabria.com/giovanni-longo-creazioni-artistiche-locri-new-york/